Visitare il salone del gusto è una di quelle esperienze che tutti prima o poi dovrebbero fare. La giornata è senza dubbio stancante, il viaggio e l’impegno che ci vuole per tenere il passo a così tanti stimoli sensoriali sono inevitabili ma quello che si porta a casa, oltre a un chilo in più sul girovita, è l’arricchimento che solo due chiacchiere con i piccoli produttori di formaggi rari e di qualità, allevatori di razze antiche recentemente riscoperte, artigiani e piccoli e medi imprenditori ti può dare.
Il salone del gusto non è solo un’esposizione di merci regionali e internazionali ma è prima di tutto un’occasione unica per conoscere e far conoscere quei prodotti di nicchia che formano l’eccellenza del nostro patrimonio enogastronomico. È questo l’aspetto che condivido e ammiro della filosofia di Slow food, il movimento che ha dato origine al salone: la possibilità di venire a contatto con tantissime realtà locali più o meno conosciute, persone che con passione e determinazione portano avanti e arricchiscono giorno dopo giorno il bagaglio culturale ricevuto in eredità dai propri antenati, amanti del cibo e della buona tavola proprio come me!
Il motto che meglio si addice al Salone del Gusto è “meno ma di qualità”, ovvero adottiamo uno stile alimentare sano e genuino, limitiamo le porzioni, eliminiamo gli eccessi (che siano di proteine, carboidrati o grassi poco importa) a favore di una dieta di qualità e adatta alle nostre esigenze, non rinunciamo alla carne rossa, ai salumi o ai dolci ma consumiamoli in maniera più moderata e consapevole, prediligiamo i prodotti autentici, quelli veri e buoni, quelli legati a doppio filo con la tradizione.
Questo non vuole assolutamente dire adottare una visione rivolta totalmente al passato o alla nostra piccola realtà locale, ma, al contrario, cercare l’eccellenza in tutto ciò che si fa e si consuma, dal culatello di Zibello, al Montgomery Cheddar passando per i biscotti di Provenza! È proprio in quest’ottica che nei 4 padiglioni di Torino Lingotto fiere si trovano fianco a fianco senza una vera e propria (forse volutamente) linea di demarcazione, la pizza di Bonci e la crema di nocciole piemontesi, la pesca di Leonforte con l’oliva Salella ammaccata del Cilento, la cedrata Tassoni e i krumiri Rossi o, ancora, la Manteca podolica e i Lamorresi.
Il Salone del Gusto non è solo un’esposizione di prodotti, è questo e molto altro ancora. E’ un mercato di 80000 mq in cui 1000 espositori da 100 paesi diversi (tra questi 200 presidi Slow Food) portano a consumatori di tutto il Mondo le loro specialità. E’ un evento culturale oltre che eno-gastronimico grazie ai numerosissimi Caffè Letterati, Incontri con l’Autore, conferenze, laboratori e degustazioni guidate.
E’ un punto di incontro tra tante personalità per scambiare idee spesso discordanti, per costruire qualcosa di duraturo o anche solo per stare insieme (da sempre la tavola è il modo migliore per unire le persone) magari ascoltando un concerto o prendendo parte alle tantissime iniziative organizzate per il Salone off.
Certo, c’è ancora molto da migliorare, la cura delle esposizioni, l’organizzazione di molti produttori e non da ultimo i prezzi (non sempre allettanti in un periodo particolare come questo) ma il Salone del Gusto è solo alla nona edizione e penso che già sia stato fatto molto per diffondere la cultura della Qualità a tavola e non!